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Riporto un articolo scritto da Carmen Russo in occasione della prossima tappa dell’Open Data Tour. L’articolo riporta una descrizione sintetica della situazione degli Open Data in Italia e del movimento Open Data, e alcune mie intime riflessioni sulle reali motivazioni che mi hanno spinto ad avvicinarmi a questo tema e ad intraprendere il Tour. Riporto alcuni riferimenti al Tour e ricordo che chiunque, nella città di Catania, può ospitare una tappa del Tour, basta chiedere:
- Articolo originale sul blog dei Digital Champions
- Sito dell’Open Data Tour Catania
- Pagina Facebook del Tour
- Registrazione per l’evento al fablab
Al Fablab Catania arriva l’Open Data Tour Sicilia (2 champion e 5 motivi per non mancare)
di Carmen Russo
Martedì 21 aprile il Fablab Catania ospita una tappa del Open Data Tour Sicilia. Oltre me saranno presenti altri digital champions siciliani che si sono interessati ai dati Open. Abbiamo creato un evento su Facebook, una pagina sul sito e i biglietti gratuiti su Eventbrite.
Ecco 5 motivi per non mancare all’appuntamento
1. E’ gratis
2. E’ una occasione per vedere da vicino una stampante 3D e conoscere il team di Fablab di Catania
3. E’ un’occasione di networking con maker e innovatori
4. Possono nascere nuove idee digitali
5. E’ l’occasione di conoscere la Community Spaghetti Open Data.
Tutto nasce al raduno annuale Spaghetti Open Data SOD14. Oggi in tutta Italia l’importanza della trasparenza e la cultura degli Open Data si diffondono in modo crescente:
1. Con L’International Open data Day lo scorso 21 febbraio ben 11 amministrazioni italiane si sono confrontate sul tema
2. Gli Open Data con il progetto amici di A Scuola di OpenCoesione sono entrati nelle scuole,
3. Alcune università lungimiranti hanno introdotto il tema nella programmazione didattica (come ad esempio a Reggio Calabria il Master “Data intelligente per la Pa”).
Eppure la cultura della trasparenza ancora non ha attecchito, un recente sondaggio nazionale stima che solo il 7% della popolazione italiana sa cosa sono gli Open Data. Così, per diffondere la cultura della trasparenza e ridurre il digital divide, parte l’Opendata Tour.
Il 21 aprile al Fablab di Catania c’è un workshop gratuito su Open Data a cura di Cristiano Longo, Digital Champion di Catania, che a proposito ha sottolineato: «Già da molti anni mi occupavo, in ambito accademico e industriale, di Semantic Web, Linked Open Data e, più in generale, protocolli per il Web. Avevo quindi ben chiaro come i processi di standardizzazione potessero favorire lo sviluppo tecnologico, una sana competizione sul mercato, l’accesso all’Informazione e la circolazione del libero pensiero.
Tuttavia – ha aggiunto – proprio a Spaghetti Open Data mi resi conto di quello che stava succedendo in Italia: centinaia di attivisti erano al lavoro per liberare e valorizzare i dati del patrimonio informativo pubblico, molti enti e pubbliche amministrazioni avevano già iniziato un percorso di apertura, il Governo e l’Europa spingevano in questa direzione. Inoltre, in altri paesi questa rivoluzione si era già compiuta ed il diritto di Libertà di Informazione (Freedom of Information) contemplava, tra l’altro, che i dati fossero accessibili come Open Data, ossia liberamente fruibili, riutilizzabili e forniti attraverso tecnologie che ne permettessero l’elaborazione.
Fu così – ha detto ancora Cristiano Longo – che da studioso diventai attivista ed iniziai a dare un contributo più concreto alla promozione e valorizzazione degli Open Data. Successero molte cose che mi videro coinvolto nei mesi successivi: incontri con le istituzioni, realizzazione di strumenti generici per la fruizione di dati aperti, piccoli lavori per aumentare la fruibilità di alcuni dati rilasciati (ad esempio, beni confiscati alla mafia), eventi e conferenze.
Nel frattempo il movimento Open Data in Sicilia diventava sempre più vigoroso e otteneva risultati: molte Pubbliche Amministrazioni e aziende municipalizzate liberavano i propri dati e molti comuni si dotavano di linee guida per gli Open Data.
Nel frattempo la città viveva un impeto di rinascita: le associazioni culturali riprendevano a pieno ritmo le proprie attività, ci si riappropriava di spazi comuni e abbandonati che diventavano centri di aggregazione e sviluppo sociale, si tornava a vivere i quartieri degradati che venivano rivitalizzati e aperti dagli abitanti stessi, nuovi modelli di gestione dei beni comuni venivano studiati e proposti.
Mesi di entusiasmo e passione. Ma, come sempre succede in questi casi, arrivò il momento dei dubbi. Quali sono le ricadute nel mondo reale delle attività di liberazione dei dati? Porteranno un miglioramento nella vita delle persone, soprattutto dei più deboli? Gli Open Data delle Pubbliche Amministrazioni permettono di certo di effettuare analisi in grado di far emergere casi di corruzione e sprechi.
Ad esempio, è sufficiente comparare il bilancio del proprio comune con quelli di comuni analoghi per rilevare eventuali anomalie in alcune voci di spesa. Inoltre, le pratiche di apertura dei dati intrinsecamente spingono e motivano i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni a svolgere al meglio il proprio lavoro e a gestire in maniera efficiente dati e processi.
La disponibilità dei dati permette a chi ha voglia e capacità di mettere su in breve tempo servizi informatici da offrire ai cittadini (ad esempio, applicazioni per dispositivi mobili legate ai trasporti), favorendo quindi la creazione di nuova impresa. Nel mondo svariate imprese erano nate grazie al rilascio di dati aperti dei governi, ma in sè la creazione di una impresa non è un valore per la società, se non nella misura in cui ciò che produce è utile. Molte inchieste giornalistiche erano state realizzate partendo da dati aperti, ma quante di queste avevano realmente inciso sulle decisioni dei governanti?
Noi tecnici tendiamo a dimenticare che l’informatica non ha un valore in sé, ma può svolgere un importante ruolo abilitante per processi e attività solo se applicata ad altri campi di azione. Allo stesso modo, i dati non hanno un valore intrinseco, ma lo acquistano nella misura in cui vengono utilizzati in attività che hanno ricadute nel mondo reale. In altre parole, un informatico è una scatola vuota finché non si affianca e non si mette al servizio di altri in grado di produrre valore. E le pratiche di liberazione di dati sono solo un tassello, importante, all’interno di processi di innovazione sociale ed economica.
Era giunto il momento di tornare nel mondo reale e cercare sinergie con quelli che ogni giorno si impegnano a migliorare il mondo che li circonda. Di scendere in strada e andare a far visita a chi era in grado o aveva voglia di fare cose concrete. Di dire a queste persone: noi del movimento Open Data siamo qui, i dati ci sono pure o possiamo lavorare insieme per liberarli, cosa possiamo fare per aiutarvi? Quale può essere il nostro ruolo nei processi di innovazione e nelle piccole attività che portate avanti quotidianamente? Gli Open Data possono abilitarne di nuovi?»
E’ nato così l’Open Data Tour e tutti sono invitati a partecipare.