Le tre mappe incluse in questo post visualizzano due tipologie di dati:
- I primi sono le raffinerie italiane (geolocalizzazione con i dati OpenStreetMap – MapQuest/Nominatim), come elencate sul sito SacerPetroli in un’apposita sezione. Ho fatto un piccolo scraping di questi dati e li ho messi su uno spreadsheet qui.
- I secondi, quelli dai quali dipende la colorazione dal verde chiaro al verde scuro (e che hanno una storia più complessa che racconto più in basso nel post), rappresentano il costo medio del gasolio per provincia, in base alle rilevazioni dell’Osservatorio Carburanti del Ministero dello Sviluppo Economico, raggiungibile a questo indirizzo
Visualizzando molto semplicemente questi dati (con QGis, su cartografia delle Province di Istat) emergono due elementi che mi hanno molto colpito. La prima: stando ai dati di SacerPetroli in Sicilia sono presenti ben 4 raffinerie sulle 17 totali attive in Italia (circa il 25%) – a Priolo (Siracusa) ci sono due stabilimenti – che hanno una capacità produttiva di circa 43 milioni di tonnellate, quasi la metà rispetto a tutte le altre raffinerie italiane messe insieme. La seconda: il costo medio del gasolio in Sicilia è tra i più alti in Italia.
Non so bene che tipo di incidenza abbiano le”accise“, una delle famigerate tassazioni indirette di questo Paese giocherellone (il miliardario e il povero pagano la stessa cifra), ma se non erro (e nel caso modifico il post) le Regioni (quindi anche la Regione Sicilia) hanno potere di intervenire per modificarne l’ammontare. Mi chiedo come sia possibile tutto ciò in una regione come la Sicilia che ha il terzo PIL pro-capite più basso d’Italia. E credo che se ci fosse trasparenza maggiore su questi dati, nonostante lo sforzo del Ministero nel renderli consultabili (ma non aperti), i siciliani avrebbero le prove per chiedere chiarezza e pretendere una riduzione di questi costi sul carburante.
Qui di seguito una tabella riepilogativa: in questo caso i dati presenti riguardono anche il 15 del mese di agosto, settembre e ottobre.
Come ho costruito le mappe
Su Spaghetti Open Data qualche mese fa il buon Sabas ha costruito un processo di scaricamento e aggiornamento automatico di un database che raccoglie questi dati sui carburanti, estratti dell’Osservatorio del Ministero dello Sviluppo Economico (qui il link alla discussione). Sono sempre stato tentato dall’idea di lavorarci, ma la scarsità di tempo e il timore di non essere abbastanza competente per occuparmente mi hanno bloccato. Almeno fino a quanto un amico opendataro non mi ha risvegliato: si tratta di Lorenzo Perone, neo-geografo bolognese che ha scaricato i dati sui carburanti facendo uno straordinario lavoro di arricchimento per favorirne il riuso, partendo appunto dal database di Sabas. Tra le varie cose costruite da Lorenzo, un prezzo medio del gasolio calcolato sui dati ufficiali (si tratta di poco meno di 20 mila distributori di carburanti in tutta Italia). Io mi sono limitato – non scherzo, non è finta umiltà – a visualizzare questi dati con QGis, a margine di una discussione avuta con Lorenzo stesso e Massimo Santi.
La colorazione delle mappe (il gradiente)
Esistono varie modalità per “colorare” una mappa in base ad alcuni dati relativi ai territori (poligoni). Ho deciso di prendermi la libertà, essendo un esperimento, di non usarne in pratica nessuno (mi perdonino gli esperti) e spiego il motivo. Avrei potuto usare i Natural Breaks di Jenks, i quantili o i Pretty Breaks, ma ho deciso di determinare la colorazione in maniera autonoma per il seguente motivo. I dati utilizzati per le tre mappe sono quelli relativi a tre giornate specifiche: l’1 agosto 2014, l’1 settembre 2014 e l’1 ottobre 2014. Per ciascuno di questi tre giorni sulla mappa viene visualizzato il valore medio per provincia del costo del gasolio (calcolato appunto da Lorenzo sui circa 20mila distributori italiani). Essendo per definizione dati suscettibili a variazione, se avessi costruito la mappa di gradiente (choropleth) basandomi per ciascun giorno sul valore minimo e sul valore massimo del costo medio, non avrei potuto poi facilmente rendere confrontabili le tre mappe. A me invece interessava, oltre a far emergere il clamoroso e in parte esilarante dato della Sicilia, anche provare a mostrare un minimo di andamento nel tempo. Esistono certamente dei modi meno ‘caserecci’ rispetto a quello usato da me, e spero di approfondire. Per il momento però condivido questo primo esperimento, sperando che ne emergano degli altri, magari più approfonditi. E che magari nel frattempo al Ministero dello Sviluppo Economico qualcuno si svegli un po’ e permetta ai cittadini anche di consultare e riusare liberamente la base dati in formato Open Data, e non solo una banale app “closed” per mettere puntini sulla mappa.
That’s all! 🙂
7 commenti su “Perché è in Sicilia il gasolio più caro d’Italia?”
Andrea grazie del riconoscimento, questo è un bell’esempio di come gli open data contribuiscono a favorire una reale trasparenza.
I dati sul prezzo del carburante sono una fonte preziosa, con la collaborazione di Sabas, Massimo e il ben noto Andrea B. “scopriremo” cose davvero interessanti.
Ma quindi hai usato un binning fisso per la colorazione delle tre choropleth? Hai fatto bene, non ci sono altri modi se vuoi evidenziare un andamento temporale, devi per forza fissare la scala (se varia pure quella, non ci si capisce più nulla)… rimane comunque un problema visivo quando i valori variano vicino al confine di un bin: piccole variazioni del valore comportano grande variazione nel colore. Secondo me cinque bins sono pochi, prova con una decina o più… 🙂
Sì grazie Alessio, specie volendone mostrare l’andamento temporale. Condivido anche quello che dici sulle piccole variazioni, e per esempio fatta 100 la media, sarebbe carino mostrare in quota percentuale chi sta a +5%, chi a +10%, etc.. 😉
veramente ho notato che ci sono compagnie nelle province di palermo ed agrigento che negli ultimi due mesi hanno abbassato il prezzo a 1.582/1540. la Q8 è quella che lo mantiene sempre più alto. con questo sono d’accordo nel chiedere delucidazioni sull’elevato costo del prodotto finito, dato che il costo del trasporto praticamente è azzerato rispetto alle regioni in cui mancano le raffinerie.
Iteressante. la cosa è molto strana visto che a logica, essendo il consumo in sicilia più vicino al gran parte delle raffinerie i costi di trasporto dovrebbero essere di molto minori rispetto ad altre regioni. quindi il divario è ancora più netto di quanto questi dati, se non correlati alla posizione delle raffinerie, potrebbero lasciar intendere…chissa tutto questo “valore aggiunto” dove va a finire se nelle tasche di benziani, aziende o regioni….le accise nazionali dovrebbero essere fisse per tutta italia…forse fanno eccezione in questo le provincie vicine alle frontiere
solo una precisazione: la Sicilia con 76.487 mln € non ha il terzo PIL più basso d’Italia (è ottava su 21) Forse intendevi il PIL Pro-capite che è effettivamente il dato che ha più senso per fare il confronto sui prezzi 😉
Aury sì, assolutamente intendevo il PIL pro capite, chiedo venia. Infatti il PIL procapite siciliano stando ai dati su Wikipedia e fatta 100 l’Italia, è di 66/100 dopo Campania (64) e Calabria (65), quindi il terzo peggiore.
Grazie per la precisazione, correggo subito 🙂